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LA VITA IN TRINCEA IL 1917 LA FINE DELLA GUERRA GIUSEPPE UNGARETTI
 

Giuseppe Ungaretti

Uno dei protagonisti della “Grande Guerra” è stato Giuseppe Ungaretti. Nato ad Alessandria D’Egitto nel 1888 da genitori italiani, frequenta una scuola di lingua francese dove conosce l’opera di Baudellaire, Mallarmé, e Valery. Nel 1912 si reca a Parigi, dove si iscrive alla Facoltà di lettere della Sorbona e assiste alle lezioni del Filosofo Henry Bergson. Torna in Italia e consegue l’abilitazione all’insegnamento del francese. Partecipa come soldato semplice di Fanteria alla Prima Guerra Mondiale.

Nel 1916 pubblica la sua prima raccolta “ Il Porto Sepolto” che comprende poesie che mettono in risalto l’atrocità della guerra e la disumanità della vita in Trincea, scritte a San Martino del Carso, all’interno di precise coordinate geografiche e temporali, dal 1914.

Finita la guerra, lavora a Parigi scrivendo per il giornale di Mussolini “Il Popolo d’Italia”. Nel 1919 pubblica un'altra raccolta “Allegria dei Naufragi” che contiene poesie scritte dopo la guerra e anche la raccolta precedente.

Tra il 1920 e il 1936 Ungaretti viaggerà in Italia e all’estero per svolgere la sua attività di Conferenziere e Giornalista. Dopo vent’anni torna in Egitto: questo periodo è segnato da una profonda crisi religiosa che lo porterà ad accostarsi al Cattolicesimo. Da questa riflessione nascerà la raccolta “Sentimento del Tempo” (1933). Nel 1936 si trasferisce in Brasile insieme alla sua famiglia, per insegnare all’Università di San Paolo.

Ritorna nel 1942: la sua vita è contrassegnata da tragedia privata, la morte del figlio e del fratello, e tragedia pubblica, la Seconda Guerra Mondiale.

Le sue sono poesie di meditazione che rievocano la morte del figlio e il dramma della guerra con toni placati e malinconici (“Il Dolore” 1947). Ungaretti ottiene la cattedra di letteratura moderne e contemporanea all’Università di Roma, ma continua la sua attività di poeta e traduttore. Compone un poema drammatico che pubblica nel 1950 con il titolo “La Terra Promessa”. Nel 1952 esce un'altra raccolta “Un Grido e Paesaggi”. Ungaretti muore nel 1970.

Giuseppe Ungaretti

VEGLIA
Cima Quattro il 23 dicembre 1915

Un’intera nottata
Buttato vicino
A un compagno
Massacrato
Con la bocca
Digrignata
Volta al plenilunio
Con la congestione
Delle sue mani
Penetrata
Nel mio silenzio
Ho scritto
Lettere piene d’amore

Non sono mai stato
Tanto
Attaccato alla vita.

SAN MARTINO SUL CARSO
Valloncello dell’albero isolato il 27 agosto 1916

Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro

Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto

Ma nel cuore
Nessuna croce manca
È il mio cuore
Il paese più straziato

SOLDATI
Bosco di Courton luglio 1918

Si sta come
D’autunno
Sugli alberi
Le foglie.

Commento:
Questa poesia parla della nottata che, durante la guerra, il poeta ha passato accanto al compagno ucciso. La vicinanza della morte suscita nel poeta un disperato amore per la vita.

Commento:
Il dolore del poeta per la morte dei suo compagni, si identifica con il paese distrutto dalla guerra.

Commento:
Si basa sulla similitudine dei soldati e le foglie che sono destinate a cadere in autunno. La poesia trasmette un senso di “attesa”: come riferimento alla condizione dei soldati in trincea; in attesa dell’attacco o della morte; come condizione degli uomini in attesa della fine della guerra; come condizione generale dell’umanità in riferimento alla brevità della vita.